La malattia è spesso l’unica via per la guarigione.
Diamo il benvenuto alla malattia e ascoltiamo il messaggio che ci porta.
Verso quale stadio evolutivo ci sta chiamando?
Accettiamo la malattia come via per la guarigione e la comprensione e potremmo utilizzarla così come materia prima per la nostra pratica alchemica. . Trasformiamo il piombo in oro.
Da Riprendi il tuo Potere. Miranda Sorgente
Il messaggio che vorrei trasmettere, a te che stai leggendo, è come la malattia e un’amputazione alla gamba sinistra siano state per me la via della trasformazione e della crescita.
Non è facile raccontare questo capitolo della mia vita perché il rischio è quello di suscitare compassione da una parte o assomigliare a una “wonder woman” dall’altra. E io non sono né l’una né l’altra.
Quando la malattia ha bussato alla mia porta, io stavo dormendo e, con un more assordante, lei mi ha costretto a un risveglio doloroso e allo stesso tempo affascinante!
Ecco la mia storia.
A trentaquattro anni, alla fine della mia seconda gravidanza, mi si è presentata la parola innominabile: tumore, osteosarcoma di quarto grado, prospettive di vita: 30%.
La mia domanda al medico è stata: “E io dove mi colloco…. in questa percentuale?”. Lui ha alzato le spalle … come dire “Non so” …
In questi casi il protocollo prevede un lungo e doloroso cammino, fatto di lunghe cure con malesseri dovuti ai farmaci forti, ricoveri ravvicinati (nel mio caso anche in un’altra città), attesa di analisi per vedere l’andamento della malattia e quindi ogni volta con la paura di non farcela. Per me sono stati un lungo tunnel da attraversare per arrivare a vedere la luce e riprendere a vivere. Ma, oltre a questa tegola sulla testa, l’intruso si è portato via più della metà della mia gamba sinistra. Il tumore aveva rosicchiato l’osso coinvolgendo vene, arterie e vasi sanguigni.
La mattina dell’intervento ho chiesto al chirurgo se la mia gamba potesse essere salvata. Dopo aver guardato nuovamente la risonanza magnetica mi ha detto che tagliare era l’unico modo per salvarmi la vita.
Tutto il mio lavoro interiore è incominciato proprio da qui: smettere di camminare per imparare a farlo in modo diverso!
Quella che apparentemente si è presentata come una tragedia si è rivelata una benedizione. Ho subito un forte shock e le domande si sono presentate da sole. Il giorno dell’intervento ha segnato l’inizio di una nuova vita!
È incominciato il lavoro affascinante con l’energia e dentro di me. Una persona a me cara mi ha iniziato al Reiki, una pratica che lavora con l’Energia Universale, pratica che oggi in alcuni ospedali è utilizzata come supporto alle cure oncologiche.
Nel frattempo, ho incominciato il viaggio della mia vita a ritroso per comprendere dove mi sono inciampata, dove non ho capito e mi sono ammalata. Non è stato trascurato nulla fino alla mia verità più profonda e il definitivo cambio di rotta.
Come si vive con una gamba sola?
Inizialmente è come se il corpo elaborasse un lutto: tutti i movimenti che fino a quel giorno erano normali diventano estranei, e quelli nuovi … altrettanto!
È come quando perdiamo una persona importante: siamo talmente abituati alla sua presenza che solo la sua assenza può farci comprendere la sua unicità e il suo ruolo specifico nella nostra vita.
Quindi non è stato immediato rimettermi in piedi, riprendere le normali funzioni accettando che non sarebbero mai più state quelle ricevute in dotazione dalla nascita!
Ci sono stati momenti importanti per la mia comprensione dell’accaduto:
Il primo subito dopo l’intervento quando, durante una medicazione, ho visto quello che rimaneva della gamba e mi chiedevo cosa sarei stata in grado di fare.
Il secondo quando mi è stata messa la protesi per la prima volta e mi sono guardata allo specchio: vedevo un burattino, davanti a me. Penso che sia stato il momento in cui ho preso coscienza che camminare stava diventando una fatica. Accettare il mio fisico cambiato non è stato immediato come accettare la protesi.
Il terzo quando, dopo qualche anno, ho avuto la mia protesi definitiva, quella che mi hanno costruito riproducendola simile alla mia gamba, con un ginocchio elettronico che mi ha consentito la sicurezza nella camminata ho cominciato ad accettarmi e accettare la protesi come parte di me.
Senza contare la parte di fortificazione”: tutti gli iter burocratici con cui spesso mi sono scontrata; dimostrare che io non sono solo la mia gamba e quindi lottare con chi, anche se per il mio bene, mi ripeteva “tu non puoi farcela” senza lasciare decidere a me cosa potevo o non potevo svolgere.
Ho trovato il coraggio di ribellarmi a una vita piatta che voleva farmi credere a un destino segnato.
Tutto perfetto e tutto organizzato affinché la mia evoluzione si potesse manifestare!
“Tutto farai e ovunque andrai”
A due anni dall’intervento, quando ancora camminavo con le stampelle, durante una sessione di scrittura automatica, mi è stata donata questa visione. Ero sorpresa. Non capivo come avrei potuto fare tutto e andare ovunque.
Solo anni dopo l’ho capito, quando ho volato fin oltre oceano realizzando il mio sogno di abbracciare un delfino. Ho viaggiato e vissuto in giro per il nord Europa, ho navigato per due mesi consecutivi in barca a vela. Ho capito quante cose si possano fare anche con una gamba sola, basta non farsi bloccare dai paletti della mente.
Questa foto l’ho ingrandita per ricordarmi di come ho preso il volo in questa difficile situazione.
Per ricordarmi che ogni volta che mi si presenta un’esperienza difficile posso trasformarla, come si trasforma il piombo in oro.
E che è possibile superare ogni limite per volare verso la felicità.
La via della trasformazione e della crescita non è riservata a pochi eletti ma a chiunque.
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